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Rocchetta Mattei, dove nulla è ciò che sembra!

Suggestioni architettoniche e atmosfere alchemiche in uno dei gioielli artistici dell’Appennino, frutto dell’eclettica personalità del conte Mattei.

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Nel cuore dell’Appennino Bolognese, lì dove il fiume Reno e il Limentra s’incrociano e lo sguardo si poggia sui dolci fianchi di Montovolo, sorge uno degli edifici più affascinanti e ricchi per mescolanza di stili ed originalità, la Rocchetta Mattei.

Nata sulle rovine della Rocca di Savignano, possedimento di Matilde di Canossa, la Rocchetta Mattei cominciò ad essere edificata, a partire dal 1850, per volontà della mente geniale del conte Cesare Mattei.

conte mattei
Foto credit: Studio Raffini

E l’aggettivo geniale non è affatto casuale. Mattei, infatti, fu l’inventore dell’elettromeopatia, rimedio alternativo alla medicina canonica per la “guarigione” delle malattie del genere umano, basato sull’introduzione di energia nei rimedi sia fluidi che in granuli.

Ancora oggi non conosciamo la natura reale di questa energia ma sembra quasi che il segreto dell’elettromeopatia sia scomparso col Conte Mattei. Le scale d’accesso all’edificio, realizzato prevalentemente in stile moresco, sono presidiate dalla statua del Grifone di Pisa, animale molto ricorrente nel mondo magico e caratterizzato da una duplice personalità.

Sopra il portone principale è collocata un’arpia con in mano il mondo, a garanzia che tutto il male proveniente dall’esterno rimanesse fuori dall’edificio.

Esplorando la Rocchetta…

Varcata la soglia si accede al primo dei tre cortili, quello centrale, cominciato ad edificare nel 1850 e in cui troviamo un fonte battesimale trasformato dal Conte in una suggestiva fontana.

La perizia di Mattei in termini di idraulica è testimoniata dal fatto che l’acqua della stessa fontana derivasse da alcune cisterne collocate su una delle torri della Rocchetta.

Segue poi il Cortile Pensile attraverso il quale si accede al giardino da cui è possibile ammirare la struttura nella sua interezza ed infine, tramite una scala a chiocciola policroma, si giunge al celebre Cortile dei Leoni.

Realizzato sul modello del complesso palaziale andaluso dell’Alhambra, è una tra le aree più affascinanti dell’intera Rocchetta. Al centro si trova una fontana alla cui base sono situati 4 leoni, mentre il portico circostante si presenta ricco di stucchi.

Originali sono le formelle poste sopra gli archi che raffigurano il logo dei medicamenti Mattei. Su ciascuna di esse è rappresentata una delle torri della Rocchetta, ispirazione per le etichette che il Conte apponeva  sui suoi medicamenti. Nella circonferenza parietale sono collocate altre mattonelle originali provenienti da una fabbrica di Siviglia.

cortile leoni
Foto credit: Studio Raffini

Troviamo poi la Sala della Musica, ispirata alla Cattedrale di Cordoba, dove Mattei si intratteneva con personaggi del calibro di Gioacchino Rossini e che oggi custodisce gli strumenti musicali meccanici di Marino Marini. 

Impossibile, in ultimo, non rimanere ammaliati dalla Cappella, riproduzione in miniatura della famosa Mezquita di Cordoba. Qui gli elementi di impronta arabo-islamica si uniscono allo stile andaluso degli archi all’interno dei quali, come preziosi ricami, si sviluppano le varie sezioni del soffitto.  

Le righe bianche e nere, che caratterizzano quest’area,  generano un effetto ottico quasi ipnotico che non può non affascinare il visitatore.

La stravaganza di Mattei trova la sua degna rappresentazione nella cosiddetta Sala dei Novanta. Il nome deriva dal curioso desiderio del Conte di festeggiare il suo novantesimo compleanno al cospetto di altri 89 novantenni. Il desiderio rimase irrealizzato, poiché Mattei morì ad 87 anni.

tomba conte
Foto credit: Studio Raffini

La Rocchetta ai giorni nostri

Tuttavia, dopo qualche tempo, Mario Venturoli figlio adottivo del conte, trasformò questo spazio in una sala da ballo che, secondo recenti studi, il Conte avrebbe voluto dedicare a Matilde di Canossa fervente sostenitrice dell’elettromeopatia.

In seguito alla morte di Venturoli, nel 1937, la Rocchetta passò ai suoi eredi e solo nel 1959 fu acquistata da Primo Stefanelli detto “il mercantone” che ampliò gli ambienti con un ristorante ed una sala da ballo.

L’attività cessò nella metà degli anni 80 e il castello rimase in uno stato di abbandono fino al 2005, anno di acquisto da parte della Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna.

Nel 2015, dopo anni di restauro,  la struttura è tornata disponibile al pubblico grazie alla gestione del Comune di Grizzana Morandi, la Città Metropolitana e l’Unione dei Comuni . 

Che fosse un visionario o un sognatore, poco importa. Al Conte Mattei va certo riconosciuta la capacità di aver dato vita ad un progetto artistico unico nel suo genere. Un’imponente struttura da mille ed una notte che caratterizza l’Appennino Bolognese e che attrae, ogni anno, numerosi turisti provenienti da tutto il mondo.