Quando si parla di Bagno di Romagna, non si può prescindere dall’aspetto naturalistico. Basti pensare che su una superficie totale di 23.352 ettari, soltanto 144 sono occupati dai centri abitati mentre la rimanente parte si suddivide tra foreste, boschi, torrenti, laghi e montagne, segno di una natura pregiata ed incontaminata.
Gran parte di quest’anima verde si riversa nell’imponente Parco nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna che si estende per oltre 35.000 ettari tra le province di Forlì Cesena, Arezzo e Firenze e che, ad oggi, rappresenta uno dei complessi forestali più antichi ed importanti d’Europa.
Istituito nel 1989, il Parco ha una storia millenaria custodita non soltanto in due luoghi iconici di grande importanza spirituale come il Santuario della Verna e l’Eremo di Camaldoli, ma testimoniata da elementi naturalistici che hanno conservato intatto nel tempo il loro fascino.
Dal Lago degli Idoli, risalente all’epoca etrusca, alle rigogliose foreste millenarie, il Parco delle Foreste Casentinesi è stato lo scenario del passaggio di popoli e pellegrini come testimoniano i ponti in pietra che collegavano i paesi a pievi ed abbazie.
Una rete sentieristica di oltre 600 km consente ai visitatori di ripercorrere ancora oggi le tracce di quei pellegrini e di vivere un’esperienza naturalistica a 360 gradi tramite percorsi di trekking, itinerari per mountain bike e e-bike o ancora a cavallo e con le ciaspole durante la stagione invernale.
Per supportare e facilitare queste attività, sono stati istituiti all’interno del Parco dei Centri Visita, che insieme ai Punti Informazione forniscono tutte le informazioni utili per scoprirne ogni singolo tesoro nascosto.
Fiore all’occhiello di questi tesori è la Riserva Naturale Integrale di Sasso Fratino, prima Riserva Naturale Integrale d’Italia istituita nel 1959, insignita nel 1985 col Diploma Europeo delle aree protette e diventata Patrimonio Mondiale dell’Umanità nel 2007.
Questo suggestivo angolo di foresta caratterizzato da un paesaggio aspro, fatto di pendenze ripide e scoscese, ha conservato nel tempo un aspetto paragonabile alla naturalità nella sua versione più autentica.
Grazie alla mancanza di vie d’accesso per l’uomo, la Riserva è un punto di riferimento per lo studio e la salvaguardia della biodiversità che caratterizza questi luoghi, dalla flora alla varietà di specie faunistiche.
Il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi è una meta da scoprire e assaporare lentamente, godendosi ogni singolo aspetto della natura in ogni stagione, respirando a pieni polmoni la quiete che lo caratterizza e che si sposa perfettamente con l’anima “slow” di Bagno di Romagna.
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Riserva Naturale di Sassofratino
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Biodiversità: la flora e la fauna del Parco delle Foreste Casentinesi
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Il Lupo dell’Appennino Settentrionale
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Un parco che cambia col mutare delle stagioni
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Il Presidente Luca Santini sul Parco delle Foreste Casentinesi
Riserva Naturale di Sassofratino
All’interno del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, lontano da qualsiasi tipo di insediamento umano sorge la Riserva Naturale Integrale di Sasso Fratino, prima riserva naturale integrale istituita in Italia nel 1959.
All’interno della sua superficie, ampia 764 ettari, si trovano infatti alberi plurisecolari (risalenti anche a 500 anni fa) tra abeti bianchi, faggi più altre specie arboree come l’acero montano, acero riccio, il carpino bianco e oltre 800 tipologie di funghi.
Tra le 10 foreste più antiche dell’emisfero nord, la Riserva di Sasso Fratino insignita nel 1985 del Diploma Europeo delle Aree Protette e dichiarata nel 2017 Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco nasce con l’obiettivo di preservare una foresta rimasta inalterata nel corso dei secoli.
L’accesso, limitato unicamente agli studiosi di biodiversità, è vietato ai visitatori del Parco delle Foreste Casentinesi.
Biodivesità: la flora e la fauna del Parco delle Foreste Casentinesi
Il Parco delle Foreste Casentinesi, oltre ad ospitare al suo interno la Riserva Integrale di Sasso Fratino, comprende la Riserve Naturali Biogenetiche di Campigna, Scodella, Camaldoli e Badia Prataglia.
È importante sottolineare questo aspetto, in quanto è anche grazie a questi organi di tutela che alle foreste è stato consentito di conservarsi in uno stato vicino il più possibile alla naturalezza.
La vegetazione che popola il Parco, perlopiù boschiva, varia a seconda delle fasce in cui si sviluppa. Oltre alle abetine secolari, ai boschi di faggio e di acero montano, sono ampiamente presenti le specie caratteristiche della fascia submontana (tra i 900 e i 1000 mt.): il Carpino nero, le Querce a Cerro e Roverella, gli alberi di Castagni (caratteristici delle zone di Camaldoli e Castagno d’Andrea) e il Pino Nero oltre a rari esemplari di Cerro-sughera e Leccio nelle zone più miti.
Le praterie e le radure all’interno del Parco conservano oltre 1000 specie erbacee che testimoniano il mutamento dell’ambiente in linea con lo scorrere del tempo, tra queste sono presenti l’Anemone a fiori di narciso, la Sassifraga a foglie opposte e il Mirtillo Rosso risalenti ad oltre 20.000 anni fa. Ad impreziosire ulteriormente la biodiversità del Parco, contribuiscono le oltre 800 specie di funghi, tra cui l’anguillano che cresce sotto le foglie dei faggi e a differenza del più conosciuto porcino si presenta più duro e sodo con la caratteristica superficie viscida.
Insieme all’estrema varietà di specie vegetali più di 160 specie di vertebrati, 97 di uccelli e 23 tra anfibi e rettili animano la superficie del Parco.
Oltre alle quattro specie di ungulati, il cinghiale, il capriolo, il daino, il cervo e il muflone che hanno favorito l’insediamento all’interno del Parco del Lupo dell’Appennino Settentrionale, volpi, lepri, talpe, istrici insieme a mustelidi come la donnola, la faina, il tasso e la puzzola, costituiscono la fauna di questo meraviglioso paradiso naturalistico.
Non mancano poi gli uccelli, dal merlo e l’allocco fino ai rapaci come l’aquila, il gufo reale e il falco pellegrino, ma anche anfibi e i rettili (rispettivamente 1/3 e 1/5 delle specie totali in Italia) come la salamandra dagli occhiali, la biscia dal collare e il colubro di Esculapio.
Il Lupo dell’Appennino Settentrionale
Un discorso a sé stante merita il Lupo dell’Appennino Settentrionale il cui primo nucleo riproduttivo risale al 1982 e di cui, oggi, si contano circa cinquanta esemplari suddivisi in nove branchi all’interno del Parco.
Questo animale, estremamente adattabile che necessita unicamente di due condizioni per poter vivere, vale a dire la possibilità di trovare rifugio e prede, rappresenta una risorsa davvero singolare e preziosa per il Parco.
Nonostante l’immaginario collettivo indichi spesso il lupo come un pericolo per la specie umana, per questo animale l’uomo non è una preda, bensì una sorta di disturbatore che si insinua spesso e volentieri nel suo territorio di appartenenza.
Basti pensare che l’ultimo caso di attacco di lupi ai danni dell’uomo non solo risale al 1800, ma risulta anche collegato ad un caso di rabbia silvestre.
Per informare ed educare sulla vera indole di questo animale, all’interno del Parco sono stati avviati dei progetti tra i quali rientra la realizzazione del video “Dieci cose da sapere sul lupo” nato dalla collaborazione tra Wolf Apennine Center del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano, Centro Tutela e Ricerca Fauna Esotica e Selvatica – Monte Adone insieme allo scrittore Giuseppe Festa.
Inoltre, dopo la prima fortunata edizione del 2013, è stato rilanciato il progetto Wolfnet. 2.0 attivato in partnership con i Parchi Nazionali della Majella, del Pollino, del Gran Sasso, dei Sibillini, dell’Abruzzo e dell’Appennino Tosco Emiliano.
Tra gli obiettivi: l’implementazione del sistema di monitoraggio integrato della popolazione di lupo, la riduzione dei rischi sanitari che possono influenzare negativamente la popolazione di lupo, la prevenzione della mortalità illegale, il miglioramento della conoscenza dell’impatto del lupo sul patrimonio zootecnico e lo sviluppo di soluzioni gestionali, la promozione di una cultura della coesistenza e delle attività di corretta comunicazione.
Nel Parco delle Foreste Casentinesi, nello specifico, sono stati potenziati i sistemi di monitoraggio allo scopo di prevenire e contrastare la mortalità illegale di questo animale così indispensabile per la salvaguardia della biodiversità all’interno del Parco.
Un Parco che cambia col mutare delle stagioni
Una delle grandi risorse del Parco Nazionali delle Foreste Casentinesi è la capacità di mutare a seconda delle stagioni, offrendo sempre nuovi scenari e nuove suggestioni. La primavera è il momento in cui la natura si sveglia dopo un lungo e rigido inverno. È in questa stagione che Cardamini, Bucaneve, Scilla e Cordiali si schiudono ai piedi dei faggi inebriando l’aria di profumi e colori.
La stagione estiva, in cui le giornate si allungano e diventa piacevole trascorrere del tempo all’aria aperta, è perfetta per fare escursioni in uno dei tanti percorsi che attraversano il Parco, sia a piedi che in mountain bike o e-bike, e concedersi un momento di ristoro immersi tra le limpide acque che si trovano al suo interno.
L’autunno è forse la stagione più suggestiva. È in questo periodo che il Parco offre un vero e proprio spettacolo naturale, il fall foliage durante il quale il verde delle foglie, dopo essere stato coperto da un sottile strato di sughero, cede il passo ad un’esplosione di colori dal giallo vivo, all’arancio fino al rosso.
A rendere ancora più suggestivo questo momento dell’anno, contribuiscono i cervi con i loro bramiti d’amore ululati attraverso i quali il cervo maschio adulto allontana i cervi più giovani con cui si contende la femmina.
In inverno, il bosco si copre di una coltre bianca diventando lo scenario ideale per una passeggiata con le ciaspole alla scoperta e, per i più sportivi, di divertenti attività all’aperto dal bob, allo snowboard fino allo sci praticabile con due piste da discesa e una da fondo.
Il Presidente Luca Santini sul Parco delle Foreste Casentinesi
Il Parco rientra a pieno titolo tra i motori trainanti dell’offerta turistica dell’Alto Savio, per questo si è reso necessario nel tempo individuare il giusto segmento di utenza a cui riferirci.
L’obiettivo che ci proponiamo è quello di promuovere un turismo di tipo “naturalistico”, adatto a persone che amano il contatto con la natura e che vogliono vivere un’esperienza outdoor a 360 gradi.
Oltre alle bellezze naturalistiche e alla ricchezza in termini di biodiversità, le Foreste Casentinesi hanno un indiscutibile valore storico.
Dante Alighieri menziona le Cascate dell’Acquacheta nella Divina Commedia e Dino Campana narra la bellezza delle meravigliose foreste all’interno dei suoi Canti Orfici.
Inoltre, grazie alla sua collocazione geografica, il Parco è stato per molti secoli meta di passaggio dei pellegrini in cammino verso Roma. Quest’aura di spiritualità è ben rappresentata e custodita nei due centri spirituali dell’Eremo di Camaldoli e del Santuario della Verna che si caratterizzano per aver influito sulla natura circostante in modo totalmente diverso.
Attorno all’Eremo di Camaldoli, all’insegna del motto benedettino dell’ora et labora, è stata piantata una foresta di abete bianco mentre la Foresta Monumentale che sorge in prossimità del Santuario della Verna incarna appieno la filosofia francescana, in cui ciascuna sostanza si compone di forma e materia.
Altro polo di grande interesse nel contesto del Parco è la Riserva Naturale Integrale di Sasso Fratino riconosciuta nel 2007 Patrimonio dell’Umanità e il cui fascino naturalistico si è mantenuto nel tempo, consentendo a biologi e naturalisti di osservare da vicino esemplari di oltre 500 anni.
In questi ultimi anni il Parco ha attratto moltissimi turisti, a testimoniarlo è il trend dei pernottamenti in netta crescita. Se nel 2013 ne erano stati registrati 180.000, nel 2018 la cifra è arrivata a 475.000 ed è in costante crescita.
L’ultimo anno poi, ha visto un vero e proprio boom sui social. Sul nostro canale Instagram abbiamo registrato 18 milioni di interazioni e su Facebook 12 milioni, cifre che si aggiungo al vanto di essere il 4’ profilo al mondo più seguito per quel che concerne i parchi.
Un risultato di cui essere fieri e che ci conferma quanto questo Parco sia apprezzato in Italia e nel mondo.
Telefono: 349 7667400
www.parcoforestecasentinesi.it