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Castel d’Aiano, la perla dell’Appennino

A Castel d'Aiano una ricca tradizione gastronomica si innesta in un mosaico di chiese, edifici storici, sorgenti di acqua e antichi mulini.

Su un dolce pendio circondato dal verde, a pochi chilometri da Bologna, sorge Castel d’Aiano, una località che sa conquistare chiunque con i suoi tesori naturali e la sua peculiarità geologica. Denominato nel Dopoguerra “La perla dell’Appennino”, Castel d’Aiano, assieme alle sue cinque frazioni, sa offrire un ventaglio di meraviglie per l’occhio e per il palato.

 

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Chiese, edifici storici, sorgenti di acqua solforosa e antichi mulini fanno infatti da spettacolare cornice a una ricca tradizione gastronomica, da assaporare nella quiete che contraddistingue questo territorio. Il piccolo comune è il più alto della provincia bolognese (800 mslm) e dalla sua posizione che sovrasta le valli del Reno e del Panaro, lo sguardo si perde e si scontra con la maestosa catena del Cimone, distante solo 30 minuti in automobile.
Castel d’Aiano è particolarmente apprezzato da chi ama camminare tra boschi, meraviglie naturali e borghi incantati, grazie ai 160 chilometri di itinerari slow offerti dal capoluogo e dai suoi dintorni. Da questo comune passa anche la Piccola Cassia, un’antichissima via di comunicazione tra la Pianura Padana e la capitale, recentemente riscoperta e resa percorribile. Questo itinerario conduce, in direzione della pianura, a Rocca di Roffeno, mentre percorrendolo verso la Toscana si raggiungono il Santuario di Madonna della Brasa e Sasso Molare.

 

La tradizione gastronomica

La sfaccettata cucina locale è una gustosa sintesi della gastronomia bolognese e modenese, dominata dalla classica ricchezza di paste fresche, anche ripiene, servite con i prodotti del bosco, come erbe, funghi e il pregiatissimo tartufo bianco del tipo Tuber Magnatum Pico. I formaggi, poi, sono una vera specialità della zona, tra i quali spicca il sovrano dell’arte casearia emiliana, il Parmigiano Reggiano, assieme ai saporiti pecorini di montagna. Il terreno è decisamente fertile anche per la coltivazione della patata e delle castagne.

 

La natura che circonda Castel d’Aiano

Grotte di Labante
Grotte di Labante

In circa un’ora di camminata, raggiungiamo le Grotte di Labante, delle cavità naturali di travertino note in tutta Italia. Con questa roccia sedimentaria calcarea, estratta nelle cave circostanti, furono costruite molte abitazioni, la vicina chiesa di San Cristoforo e le tombe etrusche del VI-IV secolo a.C. presenti ai giardini Margherita di Bologna.
Imponenti e rarissime, le Grotte di Labante sono facilmente raggiungibili anche dai camminatori meno esperti e dagli esploratori più piccoli, che rimarranno incantati, oltre che dalla suggestiva cascata che le sovrasta, dalla loro struttura interna, piena di cunicoli, stalattiti e stalagmiti.

 

Quattro passi tra natura e storia

Un piccolo gioiello ottimamente conservato è Rocca di Roffeno, con la sua Chiesa di San Martino di Tours, edificata nel 1340 sui resti di una chiesa romanica. Poco più in là, si trovano la Pieve di San Pietro, una delle pievi di origine romanica meglio conservate di tutto l’Appennino, e l’Abbazia di Santa Lucia di Roffeno, un altro punto di riferimento lungo il percorso della Piccola Cassia assieme a Sasso Molare. Quest’ultimo, risulta un interessante punto panoramico, dall’alto dei suoi 1000 metri.

Complesso di Torre Jussi
Complesso di Torre Jussi

Il caratteristico borgo arroccato su tre colli è l’ennesimo esempio dei tanti punti fortificati che troviamo sull’Appennino, al confine tra le province di Bologna e Modena. Interessante sarà infine una visita a Torre Jussi, un’importante casa torre del primo Cinquecento, situata tra Rocca di Roffeno e il capoluogo.

 

 

Gli antichi mulini di montagna

Spesso ben nascosti nei boschi, circondati da una natura scarsamente antropizzata, spuntano qua e là i vecchi mulini che determinavano una buona parte del sostentamento degli abitanti della zona. Qui, infatti, la massiccia presenza di corsi d’acqua e dislivelli hanno svolto un ruolo fondamentale per il fiorire di un’industria diffusa, basata sulla macinazione di cereali e castagne, ma anche sulla produzione di ghisa, ferro, acciaio, oltre alla lavorazione del legno. Grazie all’energia dell’acqua, queste attività sono rimaste vive su tutta l’area collinare e montana fino alla Seconda Guerra Mondiale. Alcuni mulini sono in funzione ancora oggi, mentre di altri possiamo ammirarne solo i ruderi, ma una cosa è certa: restano sempre delle costruzioni affascinanti, che ci riportano indietro nel tempo. Di seguito, abbiamo raccolto i più suggestivi mulini dei dintorni di Castel d’Aiano.

 

Seguendo il corso dell’Aneva

Lungo la riva sinistra del Torrente Aneva, a poca distanza dalle cascate di Labante, esiste ancora un vecchio mulino oggi trasformato in abitazione: il Mulino Corba. Nei pressi della struttura è presente anche un essiccatoio per castagne.
Sempre su questa riva del torrente, troviamo il Mulino del Povolo, ancora in funzione. In realtà, questo è uno dei due mulini presenti già dal XVII secolo, destinato alla lavorazione di cereali e castagne; del secondo mulino a valle che macinava mais e ghiande per l’alimentazione degli animali, non resta traccia.

Sulla riva destra del Torrente Aneva, troviamo i dismessi Mulino Santo Stefano, completamente ristrutturato nel 1920, e il Mulino Cucco, posizionato vicino a uno sperone di roccia. Lungo il Torrente Gea, il meraviglioso Mulino di Mezzo è ancora utilizzato per uso privato, mentre il Mulino Paiarolo oggi è adibito ad abitazione. E ancora il Mulino di Gea, di cui restano solo i ruderi, ma che un tempo era costituito da ben quattro edifici. Infine, a breve distanza dalla Pieve di Roffeno, il Mulino Ardo, rimasto in attività fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale, e il Mulino della Pieve, la cui struttura è perfettamente conservata.