La storia di Matteo Zini ha il profumo dei ricordi. Dell’abbraccio rassicurante della nonna che, nella sua cucina, gli ha consentito di appassionarsi alla tradizione bolognese attraverso preparazioni iconiche, conosciute in tutto il mondo.
Oggi Matteo vive in Inghilterra e porta avanti, con fierezza, gli insegnamenti e la passione per la cucina.
Qual è il tuo primo ricordo in cucina?
Sono diverse sensazioni, tutte legate alla mia nonna paterna: quando ero bambino, amavo passare il sabato sera da mia nonna insieme a mio fratello. Per noi era una festa!
Ricordo i profumi decisi e pungenti del ragù e del bollito in preparazione per la domenica – ci racconta Matteo – e la bellezza della sfoglia dorata, tirata a regola d’arte.
La prima cosa che ho imparato in cucina, quando ancora ero un bambino di 8 anni, è stata la cura ed il rispetto per gli ingredienti, ma soprattutto la pazienza.
Nel tuo blog proponi ricette della tradizione italiana con un focus su piatti della tradizione emiliana. Perché’ hai deciso di portare avanti questa filosofia?
Ho avuto la fortuna di imparare a cucinare presto grazie ad esempi autorevoli e determinanti di tradizione culinaria.
Il mio approccio verso la cucina è sempre stato molto rispettoso delle ricette originali emiliane e sono convinto che sia importante tramandarne i valori tra generazioni ed anche tra diverse regioni e paesi.
In Inghilterra, alcune di queste ricette sono molto popolari e sono convinto che sia giusto difenderle da contaminazioni eccessive. Qui si sente molto l’influenza di svariate culture culinarie, e sebbene piaccia anche a me sperimentare e contaminare, preferisco “tutelare” il più possibile le ricette che mi ha insegnato mia nonna – commenta Matteo – credo sia più un fattore affettivo e di rispetto.
Insieme alla tua compagna gestisci anche un food truck, quali sono i piatti maggiormente apprezzati?
Uno su tutti sicuramente: le lasagne alla bolognese, fatte con pasta all’uovo tirata a mano, ragù cucinato con cura per ore, e tanta passione.
Sono rimasto sinceramente e piacevolmente sorpreso per come gli inglesi sappiano riconoscere la qualità assaggiando il prodotto finito, anche se c’è ancora molto da fare!
Molto apprezzate sono anche le melanzane alla parmigiana, i cannelloni ricotta e spinaci ed il calzone ripieno di pomodoro, mozzarella, prosciutto cotto e funghi. In genere la scelta ricade su piatti sostanziosi, che comprendano carboidrati, proteine e grassi, questo perché gli inglesi sono abituati ai piatti unici.
Anche la pizza è molto gettonata, ma merita un discorso a parte. In futuro, vorrei proporre la pinsa romana, che amo e mi riesce anche molto bene.
Qual è l’aspetto della cucina italiana che affascina maggiormente gli inglesi?
La cucina italiana non ha bisogno di grandi presentazioni, e già questo è un valore aggiunto – commenta Matteo Zini – il fatto che a proporla sia poi un italiano ha rappresentato, per me, un ottimo trampolino di lancio.
In generale, gli inglesi apprezzano molto la scelta degli ingredienti, la loro storia e la combinazione nella preparazione dei piatti. Inoltre, amano la convivialità italiana. Il buon cibo e la possibilità di condividerlo in grandi tavolate imbandite, una filosofia molto lontana dal loro modo di vivere all’insegna della frenesia.
In che modo credi che andrebbero veicolati i valori della tradizione enogastronomica italiana?
Lavorando in una scuola primaria, ho la possibilità di confrontarmi con dei bambini che hanno l’età adatta a comprendere che il cibo ha un valore e che si può scegliere cosa mangiare con consapevolezza.
Non sempre, in casa, i bambini hanno la possibilità di approcciarsi correttamente al cibo – osserva Matteo – per questo, fin dal primo giorno in cui ho cominciato a lavorare a scuola, ho pensato che fosse estremamente importante ascoltarli e comprendere la loro esperienza con il cibo.
Sono convinto che alla base di tutto, sia che si tratti di una mensa scolastica, sia che si tratti di un ristorante stellato, debba esserci una corretta veicolazione dei valori del buon cibo.
Per me, ad esempio, l’esperienza del food truck è stata davvero vincente. Confrontarmi con le persone, spiegare loro cosa stessero mangiando, raccontare gli ingredienti… è tutto lì!
La prova che questo approccio fosse vincente – aggiunge Matteo Zini – l’ho avuta quando, durante il lockdown, i clienti mi contattavano per gustarsi i miei piatti in formula delivery.
Spero, in ultimo, di contribuire in futuro alla veicolazione dei valori della tradizione italiana attraverso dei corsi di cucina. Gli inglesi sono solo pigri. Giocare la carta del patrimonio enogastronomico italiano ed associarla allo spirito divertente ed educativo di un corso è senz’altro la chiave giusta.
Il primo piatto che insegnerei? La ricetta che realizzo oggi per voi, i tortelloni di ricotta burro e oro.