VIAGGIO ALLA SCOPERTA DEL BEL PAESE
Perdersi tra le bellezze d’Italia, senza perdersi il meglio.
IL PAESE DELLE DELIZIE

Chi dice patata dice Bologna

La varietà “Primura” è la patata ideale: di sapore eccellente è molto versatile in cucina e per questo è la preferita dagli chef.

Bologna: patria di grandi prelibatezze note in tutto il mondo. Dal ragù, alla tagliatella, al tortellino in brodo… Ma forse non tutti sanno che il capoluogo emiliano vanta anche un altro primato agro-alimentale: è di questo territorio, infatti, l’unica patata a raccolta tardiva ad aver ottenuto la certificazione DOP in Italia.

La patata “Primura”, varietà locale riconosciuta e certificata DOP nel 2000, è un vanto della provincia di Bologna, amata da tutti, tanto da veder nascere, nel 2008, un museo per celebrarla! Si rischia sempre di cadere in facili giochi di parole e battute un po’ volgari quando se ne parla, ma il Museo della patata di Budrio è una cosa seria: dedicato alla coltura della Patata di Bologna DOP, ne racconta la storia attraverso una collezione di macchine e utensili per la sua coltivazione, dagli inizi del ‘900 agli anni ’70.

Abbiamo chiesto ad Andrea Galli, coordinatore del Consorzio di Tutela Patata di Bologna DOP di raccontarci un po’ di questa rinomata varietà, la “Primura”.

Andrea Galli, coordinatore del Consorzio di Tutela Patata di Bologna DOP

 

Vorrei partire, prima di tutto, dalla definizione di “prodotto DOP”, ovvero un prodotto al quale – come tutte le Indicazioni Geografiche la cui denominazione è tutelata dall’Unione Europea in forza del Reg UE n 1151/2012 – viene attribuito la definizione di “tutela intellettuale del territorio”. Questo significa che la DOP tutela i produttori della varietà “Primura” che risiedono nel territorio della provincia di Bologna, che sono iscritti al piano dei controlli della patata di Bologna DOP e che ne rispettano e applicano il disciplinare di produzione.

La coltivazione della patata nel bolognese ha origini antiche: affonda le sue prime radici nel ‘600 come pianta presente nell’orto botanico dell’Università di Bologna. Nel 1773, come ha illustrato Giancarlo Roversi nel volume promosso nel 1995 dal “Consorzio”, poi ristampato e arricchito nel 2008 con presentazione del Ministro dell’Agricoltura Luca Zaia, vengono resi noti da Pietro Maria Bignami i primi esempi di coltivazione da lui fatti che stanno alla base per lo studio della pataticoltura bolognese. Nel 1817 il prof. Giovanni Contri (che succederà a Filippo Re alla cattedra dell’Università di Bologna) pubblica un manuale di istruzione per la coltivazione delle patate. Nello stesso anno Il Cardinale Opizzoni, a seguito di una tremenda carestia della popolazione bolognese invita i contadini a seminare patate per sfamare il popolo.

 

Le proprietà organolettiche della Patata di Bologna DOP

Dagli anni ‘50 inizia a prendere piede la coltivazione su scala commerciale delle patate a Bologna e negli anni ‘60 si inizia a evidenziare in particolare la varietà “Primura”, che si differenzia per un gusto gentile, idonea per tutti gli usi di cucina e che, in conservazione, manteneva a lungo le ottime caratteristiche organolettiche. Da allora la varietà “Primura” si è mantenuta tale, evidenziando sempre il suo gusto gentile, mai troppo sgarbato, idonea per tutte le preparazioni di cucina, dalle patate semplicemente lessate a quelle al forno, saltate in padella, o per la preparazione di dolci e gnocchi.

 

Il Consorzio di Tutela

La strategia di comunicazione del Consorzio di Tutela parte dalla Denominazione di Origine Protetta che ha dei canali comunicativi ben chiari: territorio, prodotto di qualità, buono da magiare, idoneo per la maggior parte delle preparazioni di cucina. Contiamo anche sulle attività di promozione comunitarie finanziate per le produzioni a Denominazione di Origine, non tanto per inefficienza nostra, quanto per la produzione limitata dalla territorialità del prodotto che non ci permette ancora di avere una base produttiva e commerciale, sufficientemente ampia da sopportare ingenti investimenti pubblicitari. Abbiamo in cantiere nuove forme di promozione per comunicare, oltre al prodotto, anche il territorio esclusivo da cui proviene. Utilizziamo molto anche i canali social Facebook e Instagram che permettono di interagire molto strettamente con il consumatore e che si stanno rivelando un ottimo strumento, oltre al sito web informativo www.patatadibologna.it.

 

L’impatto ambientale della coltivazione della Patata di Bologna DOP

La patata è una delle colture a più alta efficienza alimentare: oltre il 95% di quello che Madre Natura e il buon agricoltore riesce a coltivare viene raccolto e consumato. Se si pensa al grano, ad esempio, l’efficienza alimentare è attorno al 30%, il resto rimane in campo o va per altri utilizzi (ad esempio la paglia). È anche una delle coltivazioni a più alta efficienza idrica: per produrre 500 grammi di patate, infatti, occorrono solamente 85 litri di acqua, mentre, per fare un piccolo confronto, ne occorrono ben 131 litri per ottenere la stessa quantità di mele.

Il tempo ci sta permettendo inoltre di notare la tenacia della varietà “Primura” rispetto alle concorrenti: in condizioni climatiche molto avverse (salvo il dannoso caso delle grandinate), riesce sempre a cavarsela rispetto ad altre varietà di patata.

La sua resistenza climatica non è però supportata da grandi numeri in termini di quantità prodotte, avendo una resa per ettaro più bassa rispetto ad altre varietà. Per questo motivo non riesce a farsi molto amare dai produttori: nonostante anch’essi la apprezzino per la sua qualità, la notevole differenza di prezzo difficilmente riesce a convincerli. La valorizzazione come DOP dovrebbe, però, permettere di superare il gap remunerativo e di portare la Primura a un’uguale – se non maggiore – redditività rispetto alle varietà più gettonate.

Stiamo inoltre lavorando intensamente alla ricerca di una soluzione biologica al problema che sta attanagliando tutte le coltivazioni di patate: l’elateride. Si tratta di un coleottero le cui larve, molto invasive, svernano nel terreno e i cui danni sono in aumento negli ultimi anni anche a causa della messa al bando di alcune molecole chimiche efficaci. Sono già in vista soluzioni di lotta biologica e azioni agronomiche da attuare, che dovranno essere messe a punto quanto prima, pena il taglio delle produzioni. Per ora, la presenza di questo insetto è un fattore altamente limitate la coltivazione.