Le sue origini risalgono alla fine del ‘200 ma già dal Neolitico e poi con i Romani, Brisighella, il borgo dei tre colli, era un luogo di passaggio per i carovanieri che, percorrendo la Via Faentina, trasportavano il sale da Cervia verso Roma.
Questa cittadina di circa 7000 abitanti situata all’interno del Parco della Vena dei Gessi, tra Firenze e Ravenna, è davvero un luogo di rara bellezza.
Sul suo toponimo esistono non pochi dubbi ma le ipotesi realmente accreditate sono quattro, tra le quali quella che lega il nome del borgo alla parola dialettale brìsul, briciola intesa come piccola porzione di terreno coltivato, sembra la più pertinente.
È con Maghinardo Pagani, figura menzionata da Dante nella Divina Commedia, che Brisighella venne alla luce ai piedi della Torre, simbolo di uno dei tre colli che la caratterizzano.
Edificata come punto di controllo dal quale osservare gli assediati del Castello di Baccagnano la Torre, ricostruita nel 1850 anno in cui fu inserito l’orologio con il particolare quadrante a 6 ore, costituì fino alla fine del 1500 il sistema difensivo della città insieme alla Rocca Manfrediana.
La Rocca realizzata nel 1310 per volere della famiglia Manfredi, sorge sul secondo dei colli di Brisighella ed ospita oggi il Museo dell’Uomo e del Gesso, elemento che tanto caratterizza questo territorio.
Nell’edificio si rintracciano i segni delle antiche fortezze, dai fori per le catene dei ponti levatoi alle feritoie ma è la Torre Manfrediana che esprime al meglio lo scorrere dei secoli tramite la presenza di resti e reperti che vanno dall’età protostorica al Rinascimento.
Il Santuario del Monticino è la costruzione che rappresenta il terzo colle. Dopo essere stato abbattuto nel 1758 venne adornato con alcuni affreschi realizzati dall’artista Savino Lega e arricchito nel 1926 da un’imponente facciata opera di Edoardo Collamarini.
All’epoca medievale risale anche quella che viene considerata come una delle passeggiate più suggestive di Brisighella, la Via del Borgo o Via degli Asini.
Questa strada sopraelevata e coperta, caratterizzata dalla presenza di archi di varie dimensioni che consentono alla luce naturale di penetrare, oltre ad essere un tempo scoperta era una via di transito e di comunicazione e luogo di riposo per gli asini, da cui il nome.
Insignita nel 2018 con la Bandiera Arancione dal Touring Club Italiano, Brisighella rientra tra i borghi più belli d’Italia, ma è anche Città Slow e Città del Vino e dell’Olio.
Il borgo accoglie infatti due cultivar di olive, la Nostrana di Brisighella e la Ghiacciola dalle quali derivano rispettivamente il Brisighello, primo olio italiano ad aver ricevuto la certificazione DOP nel 1996 e il Nobil Drupa frutto di una coltivazione limitatissima ottenuta tramite la molitura a freddo per sgocciolamento.
A Brisighella è prodotto anche il formaggio conciato con foglie di noci e felci fatto stagionare nelle grotte di gesso che insieme alla pera volpina, annoverata tra i frutti dimenticati, viene celebrato e festeggiato nel corso della sagra che si tiene in novembre.
Anche l’allevamento rappresenta un’attività di spicco nel territorio di Brisighella, in particolar modo quella di Mora Romagnola, pregiata razza suina che negli ultimi 30 anni ha rischiato di scomparire ma che grazie ad interventi di recupero e innovativi sistemi di allevamento può essere ancora apprezzata sulle nostre tavole.
Atmosfere medievali, buon cibo e tutto il calore e la bellezza della Romagna, questa è Brisighella.