Terra di passaggio per pellegrini e orsanti, culla di una raffinata enogastronomia e di antiche dimore nobiliari, la Val di Taro è una destinazione ottimale per chi desidera vivere un’esperienza totalizzante all’insegna della lentezza, tra gusto e natura.
Situata nel cuore dell’Emilia, tra Liguria e Toscana, la Val di Taro comprende i comuni di Albareto, Bedonia, Borgo Val di Taro, Compiano, Fornovo di Taro, Solignano, Tornolo e Valmozzola, parte di quelli di Berceto e Terenzo e i due comuni liguri di Borzonasca e Varese Ligure.
Una posizione geografica privilegiata che unisce la bellezza delle dolci colline parmensi alla fresca brezza del Mar Ligure con non poche influenze toscane.
Che sia per un weekend o per un soggiorno più lungo, la Val di Taro saprà senz’altro stupirvi.
Castelli e dintorni nella Val di Taro
Percorrendo questa vallata, non si può non rimanere colpiti dai variegati borghi che ne fanno parte.
Compiano, un tempo centro di commerci e meta di transito dei girovaghi che orbitavano attorno al Monte Pelpi, ospita un maestoso castello risalente al IX sec che, insieme a palazzi nobiliari, case torri e un’imponente natura, è valso al paese il novero tra i borghi più belli d’Italia.
Edificato con grande probabilità a partire da una torre carolingia, il Castello dei Landi di Compiano è accessibile attraverso un ponte in muratura ed è caratterizzato dalla presenza di tre torri di forme differenti.
Oltre ai lussuosi salotti che ne caratterizzano l’interno, il Castello ospita un museo massonico.
Case colorate, in cui sembra di rivivere l’atmosfera delle cittadine marinare liguri, puntellano le vie di Bedonia.
Qui si trova il santuario mariano della Madonna di San Marco, realizzato in stile neobizantino, all’interno del quale spiccano le ampie vetrate raffiguranti le Nozze di Cana e un’edicola contenente il dipinto della Madonna della Consolazione.
Molto interessante è anche il Seminario. Costruito nel 1846 per dare accoglienza ai frati, si è trasformato nel tempo in un edificio artistico a 360 gradi in cui sono situati rispettivamente: un museo di storia naturale, un museo archeologico, un planetario e 2 biblioteche.
Maestosi palazzi si stagliano nel centro storico di Borgo di Val Taro. Palazzo Manara, Palazzo Bertucci, Palazzo Boveri che attraverso la presenza di tre stemmi racconta la storia della famiglia Farnese e ancora il Palazzo Pretorio sede attuale del Municipio.
In prossimità di quest’ultimo è situata una vera e propria istituzione di Borgo Val Taro, la storica Pasticceria dei fratelli Steckli dov’è possibile gustare il dolce per eccellenza, l’amor.
Una valle “naturalmente” vocata agli sport outdoor

In Val di Taro, la natura è protagonista assoluta. La presenza di aspri profili montuosi, cede il passo al paesaggio collinare, dando luogo a percorsi green adatti proprio a tutti.
Gli appassionati di ciclismo ricorderanno il ben noto Passo del Centocroci che sancisce il passaggio dall’Emilia Romagna alla Liguria e dal quale, una volta giunti in cima, è possibile ammirare un bellissimo panorama sul mare.
O ancora il cosiddetto “Bocco”, tappa di diverse edizioni del Giro d’Italia, che porta a Sestri Levante passando per Varese Ligure.
I tre passi della Cisa, del Cirone e del Silara che congiungono Berceto a Parma in un percorso di circa 57,6 km, sono le tappe di un percorso che attraversa luoghi unici per la loro bellezza, dal campanile in sasso a Gravagna San Rocco fino alla Madonna dell’Orsaro, contornati dalla meravigliosa biodiversità di montagna.
Esistono tuttavia percorsi molto più semplici adatti a chi, ad uno sprint ciclistico, preferisce la quiete delle passeggiate su due ruote.
Un giro molto gradevole e semplice, nonostante la lunghezza di 77 km, è quello che da Borgo Val di Taro arriva fino a Chiavari (Parma) passando per Santa Maria del Taro, il Passo del Bocco e il Passo del Ghiffi.
Non solo bicicletta, l’identità della Val di Taro è strettamente legata al passaggio dei viandanti come testimoniato dalla presenza della Abbot Way, via percorsa dagli abati da Bobbio a Pontremoli e dalla Via Francigena.
Oltre a queste vie, ben note, la Val di Taro offre numerose possibilità per essere scoperta attraverso i tanti itinerari trekking.
In 2 ore e 30 di cammino, senza sosta, è possibile esplorare la faggeta del Monte Molinatico. Imboccando il sentiero CAI 839 si giunge al Lago Martino, meta molto amata dai cercatori di funghi, in cui sono stati rinvenuti i tronchi fossili di un abete bianco risalente a 3000 anni fa.
Da qui, tra prati e boschi si arriva in cima al Monte Molinatico e dalla località Scorzadelle si ricomincia la discesa.
Avete mai sentito parlare della Marmitta dei Giganti? Da San Cristoforo in Val Vona, imboccato il sentiero 851, si arriva a questa suggestiva cascata da cui si è generata una piccola piscinetta concentrica.
La passeggiata è davvero breve, ma il relax e la quiete che vi accoglieranno, sono davvero impagabili.
L’Oasi dei Ghirardi
Questo scrigno di biodiversità, tra Albareto e Borgo Val di Taro, custodisce al suo interno tutte le varietà floristiche e faunistiche tipiche degli ambienti di media montagna appenninica.
Con i suoi 600 ettari di estensione l’Oasi dei Ghirardi è l’espressione più autentica della natura di questi territori.
Tra boschi cedui, dove non è raro scorgere i pregiati funghi della zona, campi e prati popolati da specie quali la genziana e il dente di cane, animali come cervi, cinghiali, e numerosi volatili come il falco pecchiaiolo e l’averla piccola, hanno trovato il loro habitat naturale.
I corsi d’acqua che si sviluppano all’interno dell’Oasi, poi, accolgono specie tra cui il vairone, la trota e il ghiozzo padano.
Per poter tutelare al meglio questo patrimonio, nel 2010 è stata istituita la Riserva Naturale Regionale dei Ghirardi che al valore di salvaguardia unisce l’importanza di educare e sensibilizzare, in particolar modo i più giovani, al rispetto della natura.
La valle delle golosità
Essere ospiti della Val di Taro significa anche farsi portavoce di una ricchezza gastronomica che non può di certo passare inosservata. Nel lungo viaggio tra le tante bellezze naturali e antropiche sopra narrate, infatti, abbiamo volutamente lasciato in disparte la cucina per dedicarle un capitolo ora, a chiusura, che le rendesse il giusto merito. Partendo dal sottobosco, che rappresenta il più alto valore autoctono, assaggiamo quindi la tradizione della Val di Taro che trova nel regno dei miceti ingredienti pregiati e al contempo versatili. Con il fungo di Borgotaro, ovvero il porcino IGP, tocchiamo le vette del sublime: le sottili lamelle ricavate da gambo e cappello possono essere gustate a crudo, ma il famoso fungo ben si presta ad accompagnare tagliate di carne e arrosti, nella versione trifolata, a farcire la pasta ripiena, o ancora ad essere protagonista di un sontuoso risotto. In Val di Taro il fungo porcino trova il suo habitat naturale in prossimità dei molti castagneti presenti, dove lo si può raccogliere tra maggio e settembre.
Ma la Val di Taro vanta anche un degno compagno del celebre porcino: il fungo prugnolo è il re del mese di maggio nell’Appennino parmense e rispetto al divin fratello cresce spontaneamente anche nei prati, benché ormai sia una rarità, particolarmente difficile da scovare. Come ci suggerisce il suo nome, ama nascondersi all’ombra della pianta del prugnolo, ovvero il Pruno selvatico e lo si riconosce anche dal caratteristico profumo di lievito. Nelle zone di Compiano e Bedonia, particolarmente predilette dal micete, viene chiamato anche “spinarolo” e lo si utilizza per farne un sugo che accompagna egregiamente i tagliolini fatti in casa.
Restando tra il verde dei prati e dei boschi, la Val di Taro è anche meravigliosamente ricca di castagne, eccellenza locale celebrata da feste e sagre, ma anche di erbe selvatiche, protagoniste della rinomata torta d’erbe. Il classico della cucina contadina borgotarese è uno scrigno di pasta sfoglia ripieno di erbette e Parmigiano Reggiano DOP, un altro must della zona: pochi semplici ingredienti per uno sfizioso e decisamente sostanzioso piatto, ottimo come spuntino o contorno.
Storie d’amore in Val di Taro

Chiudiamo in dolcezza la nostra escursione tra i gusti della Val di Taro con una ricetta ereditata dalle Alpi svizzere e che dagli anni Venti ha qui trovato, è il caso di dirlo, l’amore locale. L’Amor – così si chiama questa golosità – è un morbido pasticcino dalla forma quadrata, composto da due croccanti wafer che racchiudono una squisita crema alla vaniglia e burro, impreziosita da granella di nocciole. Alla fine del XIX secolo, il pasticcere emigrante Maurizio Steckli fece letteralmente perdere la testa agli abitanti di Borgotaro con questo dolce proveniente dalle sue terre, tanto che la ricetta divenne il simbolo della tradizione gastronomica locale. Se passate da Borgo Val di Taro in agosto potrete assistere ai festeggiamenti in onore di questo dolcetto, diversamente vi consigliamo una sosta nella storica pasticceria Steckli, in via Nazionale, dove è nata questa dolcissima storia.