VIAGGIO ALLA SCOPERTA DEL BEL PAESE
Perdersi tra le bellezze d’Italia, senza perdersi il meglio.
eventi tra mura e castelli

Festeggiamo il Carnevale nei borghi d’Italia!

Tradizioni, festa e folclore, ma anche natura incontaminata e piaceri della buona tavola: questi sono i Carnevali nei borghi italiani, le festività che ci piacciono!

Carnevale nei borghi d'Italia

Proseguiamo il nostro viaggio alla ricerca del Carnevale nei borghi d’Italia, i meno noti e con una tradizione che affonda le sue radici in un passato remoto. Custoditi gelosamente tra intrecci di vicoli, mura ed edifici storici e accompagnati da un tripudio di bellezze artigianali e piatti antichi quanto gustosi, i festeggiamenti per il Carnevale saranno davvero una bella scoperta! Di certo, inconsueta e con un appeal differente da quelli che siamo abituati a vedere, con carri allegorici scanzonati, maschere che attingono in buona parte da narrazioni contemporanee e i classici scherzi, avvolti da manciate di coriandoli e stelle filanti.

 

4. Il carnevale storico di Offida, Marche

Eccoci approdare nelle Marche, più precisamente a Offida. Adagiato sulle colline che si ergono a metà strada tra Ascoli Piceno e il mare, e racchiuso tra massicce mura di cinta, questo borgo ricco di tradizioni vi stupirà anche per il suo storico carnevale.
Offida è anch’esso insignito del prestigioso riconoscimento dell’Associazione I Borghi più Belli d’Italia proprio per le meraviglie che racchiude e conserva con cura, ma anche per la natura che dipinge rigogliosa il suo contorno. I sentieri naturalistici nelle immediate vicinanze del centro e nelle campagne circostanti sono percorribili a piedi o in bici, con lo sguardo rivolto ai Monti Sibillini e al vicino Monte dell’Ascensione.

Noto per la sua vivacità in tutto il Piceno, sono molteplici gli eventi che hanno luogo a Offida durante tutto l’anno, ma è con assoluta trepidazione che gli abitanti del borgo e i suoi vicini attendono il Carnevale e la classica rappresentazione de “lu bov fint”. La manifestazione riprende la tradizione della corrida introdotta dagli spagnoli durante la loro dominazione e un tempo si svolgeva con un bue vero; oggi, invece, ha luogo con una rappresentazione bovina costituita da un’intelaiatura di legno e ferro, coperta da un panno bianco e portata a spalle da un paio di uomini per le vie del paese.

Una volta raggiunta la piazza, con tutti gli abitanti al seguito, vestiti con il guazzarò, un abito simile ad una tunica che uomini e donne indossavano durante il lavoro nei campi, o con abiti da torero, il bue viene “mattato” davanti al loggiato del palazzo comunale, quindi trasportato dalla folla al canto di “Addio Ninetta Addio”.

Una tradizione storica e vivace da gustare con gli occhi, mentre per il palato vi consigliamo di affidarvi ai taccù, dei grossi tagliolini a base di acqua e farina, cucinati in brodo, oppure asciutti e serviti con sugo di pomodoro. Alla cucina povera tradizionale appartengono anche i maccheroncini della trebbiatura e il pollo ‘ncip ‘nciap, uno spezzatino rosolato in padella e aromatizzato con aglio e rosmarino. Per terminare in dolcezza il “Tresienov”. Che cosa significa il suo nome? 3, 6, 9… Il perché è presto detto: questo semplice dolce al cucchiaio viene realizzato con il latte, 3 cucchiai di cacao amaro, 6 di farina e nove di zucchero!

 

5. Il Carnevale di Satriano di Lucania, Basilicata

L’ultimo Carnevale nei borghi d’Italia di cui vogliamo parlarvi si festeggia in Basilicata, a Satriano, nel Parco Nazionale dell’Appennino Lucano. Il borgo non è annoverato tra i più belli d’Italia, ma offre a chi viene a visitarlo una bella occasione, con il suo particolarissimo Carnevale, per ammirare i moltissimi murales con i quali il borgo è stato colorato. Sono ben 160 e ogni anno se ne aggiunge qualcuno. L’idea di abbellire i muri di Satriano con delle opere d’arte nasce negli anni ’80 e la cosa è cresciuta così tanto da fargli guadagnare il titolo, nel 1988, di “Capitale italiana dei Murales”.

Tra questi coloratissimi vicoli si svolge uno degli ultimi riti arborei sopravvissuti in Italia: il suo Carnevale, inserito nell’elenco dei “Carnevali storici” d’Italia per decisione del Ministero dei Beni culturali, contiene infatti tutti i segni e gli elementi della cultura pastorale lucana e mette in scena il rapporto tra uomo e natura; in particolare, protagonisti di questa festa sono l’orso e il Rumita (eremita), un uomo albero che vaga per le strade del paese.

Entrambe le figure hanno assunto nel tempo significati diversi: da maschere propiziatorie del mondo agreste, connesse a un’idea di fecondità, hanno virato verso la denuncia e la protesta sociale, in particolare contro l’emigrazione, rappresentando poi negli anni ’80 e ’90 un ritorno alla terra d’origine, fino a diventare portavoce di ecologia di questi ultimi tempi.

Qualunque sia il significato di questa antica festa, di certo il Carnevale di Satriano è il più caratteristico, suggestivo e misterioso di tutta la Basilicata, una vera chicca che può essere degnamente accompagnata da altrettanto piacere una volta accomodati a tavola.

La tradizione culinaria della zona è plurisecolare, fatta di ingredienti poveri trasformati abilmente in piatti saporiti, dai cavatelli fatti a mano, alle orecchiette, passando per le tagliatelle “la’aned” con fagioli o ceci, fino alla minestra di cavoli con l’osso di prosciutto e i sono i ravioli farciti con ricotta, uova, formaggio locale, salumi e asparagi, serviti con sughi e salse di vario genere.