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The “quiet” revolution of Tortellante

In Modena, tortellini become the way to redeem 25 autistic boys and girls. This is what happens at Tortellante, an autonomy school under the supervision of Massimo Bottura.

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Chi vede la disabilità come un limite, dovrebbe conoscere le storie di vita dei ragazzi che fanno parte del Tortellante. In questa realtà, l’autismo si trasforma in risorsa e si lega alla tradizione gastronomica territoriale per un progetto unico nel suo genere.

Siamo a Modena, nel cuore pulsante della Food Valley, qui nel 2016 è nato il Tortellante come progetto pilota della già esistente associazione Aut Aut Modena. L’intuizione è arrivata da Silvia Panini (mamma di un ragazzo autistico) e dopo due anni di affinamento e rafforzamento dei rapporti con le istituzioni, è cresciuta diventando un luogo di educazione, aggregazione e condivisione. A raccontarci cosa succede all’interno di questa “scuola di autonomia” è proprio chi la vive in prima persona, giorno per giorno.

 

Erika Coppelli, la mia esperienza di mamma

Erika Coppelli è la mamma di Filippo, uno dei ragazzi del laboratorio, ma anche la Presidente del Tortellante.

Avere un figlio con disabilità – racconta Erika – non è esattamente semplice. Ti trovi ad affrontare diverse fasi della vita che richiedono tutte un approccio differente. Ma quando tuo figlio finisce la scuola, comincia un periodo particolarmente critico. I ragazzi ad alto funzionamento possono aspirare ad un lavoro, mentre per gli altri non restano che i centri diurni. 

Come spesso racconto, la mia preoccupazione principale era il “dopo di noi”. Cosa ne sarà di mio figlio quando io non ci sarò più?

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Foto credit: Tortellante

La soluzione è arrivata con il Tortellante dove 25 ragazzi autistici hanno imparato a realizzare da 0 la pasta fresca, in particolar modo i tortellini, sotto l’occhio vigile e attento delle rezdore.

Qui la diversità e l’isolamento diventano ricchezza e punto d’incontro; ciascuno fa qualcosa e si sente utile e realizzato in ciò che fa e crea. Mentre i ragazzi autistici fanno della loro patologia un punto di forza, imparando la condivisione, l’autonomia e l’indipendenza, le “nonne” combattono la loro solitudine donando amore e calore familiare.

Un luogo che è casa ma anche bottega, dove si vive la vita degli adulti con libertà ed indipendenza ma anche con serietà e dedizione.

 

Alessandro Rebuttini, l’importanza del supporto clinico

Il Tortellante non sarebbe potuto esistere senza l’equipe clinica che monitora, ascolta e gestisce i bisogni e le esigenze dei ragazzi. Sotto la guida di Franco Nardocci, neuropsichiatra, lavora un gruppo di 15 operatori con diverse professionalità. Tra loro ci sono Alessandro Rebuttini, psicologo specializzato in psicoterapia cognitiva; Martina Rossetti psicologa specializzato in psicoterapia cognitiva, e Alessia Mantovani, tecnico della riabilitazione psichiatrica.

I ragazzi all’interno di questo progetto sono totalmente diversi l’uno dall’altro, esattamente come i tortellini che realizzano – racconta Alessandro.
Ciascuno di loro ha un ruolo specifico e si sente responsabilizzato in quel che fa e lo fa con estrema dedizione, anche perché le nonne non transigono!

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Foto credit: Tortellante


Come racconta anche lo chef Massimo Bottura, che ha avuto un ruolo cruciale per il Tortellante, i tortellini di questi ragazzi sono prima di tutto un prodotto di qualità. 
Ed è per questo – commenta Alessandro – che molte aziende note del panorama italiano, hanno scelto di inserire all’interno delle loro mense la pasta del Tortellante. Il fatto che sia prodotta da ragazzi autistici è solo un valore aggiunto. Vedere che il loro impegno viene ripagato li rende orgogliosi e li incoraggia a continuare nel loro percorso di autonomia ed indipendenza. A riprova della loro capacità nella gestione di loro stessi e dei rapporti interpersonali, abbiamo avviato altri progetti – racconta Alessandro – da Stasera usciamo noi, ad Abitare sicuro fino alle vacanze estive ed invernali.

Marco, essere parte attiva del Tortellante

La voce più autentica che potessimo avere per questo racconto è però quella di Marco, uno dei 25 ragazzi del Tortellante. Sguardo vispo e attento, ascolta con entusiasmo le parole di Erika e Alessandro, ma quando gli chiediamo di raccontarci la sua esperienza in prima persona vediamo accendersi in lui una piccola scintilla di orgoglio. Gli chiediamo cosa significa per lui far parte di questo progetto e quali sono stati i momenti più emozionanti.

Per me è una cosa naturale lavorare al Tortellante, mi piace e mi trovo molto bene con gli altri ragazzi – commenta Marco – è faticoso ma anche molto entusiasmante. È un’avventura costante sempre piena di sorprese, ma se dovessi dire quali sono stati i momenti più belli direi senza dubbio l’incontro col Papa e quello col Presidente Mattarella.

Mostrare a queste persone, così importanti, il nostro lavoro mi ha reso davvero felice.

Ecco allora che il motto “pasta libera tutti” assume un senso. Un’eccellenza gastronomica diventa lo strumento di emancipazione, di libertà, di indipendenza e di rivalsa per chi ha fatto della diversità un punto di forza e di coesione.