Forma conica, buccia color giallo-verde con sfumature rosate, una polpa compatta e poco succosa: sono solo alcune delle caratteristiche della pera nobile dell’Emilia Romagna, nuovo Presidio Slow Food. Un riconoscimento, questo, che celebra il lavoro di recupero di una varietà quasi perduta e l’impegno di una comunità nel valorizzare un prodotto che da sempre mantiene un forte legame con il territorio e la cucina tradizionale.
Sulle tracce di una varietà autoctona antica
Coltivata nel territorio di Parma, Reggio Emilia e Piacenza, dove è conosciuta come pera Lauro, le origini della coltivazione della pera nobile sono difficili da rintracciare.
«Questa varietà di pero ha certamente una storia molto lunga – sostiene Mauro Carboni, referente Slow Food del Presidio –. Le prime testimonianze storiche si ritrovano negli affreschi dei castelli fatti erigere dal condottiero Pier Maria Rossi, databili intorno alla metà del Quattrocento, nei quali compare la pera nobile rappresentata nella sua inconfondibile forma». Al Settecento, invece, risale la prima testimonianza bibliografica, contenuta in un manoscritto anonimo parmense in cui la pera nobile viene descritta come un frutto “bislungo, zalletto, un poco rossetto, di pelle suttile, di sapor delicato”, mentre bisognerà attendere l’Ottocento per vederla affermarsi definitivamente, forse anche per merito della duchessa Maria Luigia d’Austria, grande estimatrice di questo frutto secondo la leggenda.
I magnifici 4 del Presidio della pera nobile
Matteo Ghillani, referente dei quattro produttori che aderiscono al Presidio della pera nobile, racconta: «Otto anni fa, insieme alla mia compagna, ho dato vita a un’azienda agricola sull’Appennino parmense. Ripristinando alcuni terreni incolti da anni, ormai tornati quasi a bosco, ci siamo imbattuti in un vecchio pero nobile: sembrava secco, prossimo a essere abbattuto – prosegue Ghillani –. Su suggerimento degli anziani del paese, abbiamo invece deciso di conservarlo: lo abbiamo potato e, senza bisogno di tante cure, si è ripreso e l’anno successivo è tornato vigoroso e produttivo. Si parla tanto di rigenerazione e di biodiversità – sostiene il produttore –: vedendo il comportamento di quella pianta e la sua capacità di resistere all’abbandono, abbiamo capito subito che quella cultivar così rustica meritava di essere difesa e salvaguardata. Ci siamo messi a studiare e abbiamo finito per innamorarci della storia del pero nobile, così abbiamo avviato il frutteto e propagato la pianta».
Oggi Matteo e Simona hanno 300 peri, ma sommando anche gli altri produttori si supera il migliaio di esemplari.
Gli utilizzi in cucina della pera nobile dell’Emilia Romagna
Data la sua consistenza compatta, la pera nobile risulta perfetta come ingrediente da cuocere, nel vino in particolare, oppure trasformata in mostarda per accompagnare le altre eccellenze del territorio. Ma il suo utilizzo più diffuso è quello che la vede come ingrediente per il ripieno del tortél dóls della bassa parmense, un piatto tipico dei comuni di Colorno, Mezzani, Sissa, Torrile e Trecasali.
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