Le sebadas, tipici dolcetti sardi, sono entrate ufficialmente nel registro dei prodotti a Indicazione geografica protetta (IGP) lo scorso 3 luglio, con un decreto che indica tutte le declinazioni possibili del suo nome: seadas, sabadas, seattas, savadas e sevadas. Un iter durato 4 anni, con il coinvolgimento di una decina di imprese produttrici. Tanti nomi, una sola ricetta però: le caratteristiche sono indicate nel disciplinare stesso, il quale ammette piccole varianti nel rispetto delle tipicità territorialità delle materie prime e del valore dell’artigianalità.
Salgono così a 3 i prodotti sardi che hanno ottenuto il bollino giallo-blu: l’Agnello di Sardegna, i Culurgionis d’Ogliastra e, finalmente, le Sebadas. Non fraintendeteci, questo esiguo numero riguarda solo il marchio IGP, che si inserisce in un ben più vasto paniere di denominazioni: sono 9 i cibi e 33 i vini di Sardegna a fregiarsi di una denominazione, tra DOP, DOC, IGT e IGP. Un numero, però, ancora decisamente lontano da essere ritenuto soddisfacente, data la grande varietà di eccellenze del territorio conosciute in tutto il mondo… basti pensare che la fama delle sebadas è arrivata persino in Giappone, che oggi vanta un laboratorio artigianale a Tokyo!
La storia delle sebadas, deliziose frittelle di pasta ripiene di formaggio (casu friscu) e servite con il miele – spesso di corbezzolo – è intrinsecamente legata a quella di questa terra aspra e genuina, dal cuore pastorale e lambita da un mare invidiato in tutto il mondo. Secondo la tradizione, venivano servite ai pastori che rientravano dalla transumanza, come ringraziamento per il lavoro svolto. La variante campidanese prevede un ripieno di caciotta vaccina, profumata con scorza di limone grattugiata, mentre la tradizione nuorese si mantiene fedele al pecorino fresco, e resta accomunata alla sorella dall’utilizzo dello strutto per friggere le sebadas e che resta presente anche nell’impasto, al fine di renderlo più friabile.
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Come tutti i dolci tradizionali sardi, quindi, esistono diversi tipi di seadas, che cambiano leggermente a seconda delle aree geografiche, ma il comune denominatore è la pasta violada, una sorta di pasta frolla molto rustica a base di semola e strutto, usata in tante preparazioni sarde. In Barbagia le sebadas esistono anche salate e si consumano come piatto unico o secondo, quindi non stupisce la recente proposta di una versione con un ripieno a base di formaggio e prosciutto cotto, ma onestamente siamo abbastanza certi di continuare a preferire la tradizione!