A JOURNEY THROUGH ITALY
Wander through Italy’s wonders, without missing the best.
about foods and landscapes

The blooming of lentils and the reflowering of a region with many scars

The blooming of lentils in Castelluccio di Norcia becomes the pretext to discover not only breathtaking landscapes but also the richness of local cuisine.

fioritura delle lenticchie

Arriva in ritardo, quest’anno, la tradizionale fioritura delle lenticchie a Castelluccio di Norcia, nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini: le abbondanti piogge dei mesi precedenti hanno fatto necessariamente posticipare la semina, ma questo slittamento temporale ci permette di godere ancora per un po’ di uno spettacolo mozzafiato.

Non c’è modo di prevedere le esatte tempistiche della fioritura, per ovvi motivi, e se non riuscite a spostarvi per raggiungere questa incantevole mèta, il comune ha posizionato strategicamente una webcam sul Monte Vettore per ammirare lo spettacolo della fioritura delle lenticchie comodamente dal divano di casa.

 

Le molteplici sfumature di Castelluccio di Norcia

A dirla tutta, poi, a creare questo straordinario mosaico cromatico non sono i piccoli fiori delle lenticchie, con una lieve sfumatura violacea a tingere il candore dei loro petali, bensì le piante che con esse vivono in simbiosi e che crescono ciascuna con il proprio ritmo, facendo mutare continuamente colore agli appezzamenti. Tra i fiori selvatici che punteggiano il Pian Grande e il Pian Perduto, troviamo infatti genzianelle, narcisi, violette, papaveri, fiordalisi, margherite, ranuncoli, asfodeli e molti altri fiori variopinti.

 

In questo viaggio tra i colori dell’Umbria, però, una sfumatura dolorosa si fa strada ancora, maledettamente, mostrandoci le cicatrici di una terra segnata dai tragici eventi sismici del 2016 e 2017, ma non per questo meno incantevole e accogliente. La natura rivela infatti il suo lato benigno nei paesaggi che ci avvolgono lungo tutto il tragitto, e l’enogastronomia fiorente – è il caso di dirlo – continua a sedurci con la sua celebre sontuosità, che si esprime con massimo vigore nella norcineria, fiore all’occhiello di una regione dai mille e uno sapori.

 

La tradizione della norcineria e altre leggendarie golosità

Di fatto, il primo approdo del nostro peregrinare è nientemeno che il cuore enogastronomico di Castelluccio di Norcia, il Villaggio Agroalimentare, dove ci accoglie l’ospitalità dell’Osteria del Vettore. Qui, in un angolo di mondo che si rivela essere un prezioso altare dell’autenticità culinaria, ci siamo abbandonati al piacere di un ricco tagliere di salumi e formaggi locali, in cui il ciauscolo dialogava con la semplicità di una ricotta pastorale. Un menù generoso di sorprese, che ha dischiuso le porte alla ‘farecchiata di roveja’, un piatto rustico in cui i piselli selvatici si fondono con un guanciale croccante.

E ancora gli arrosticini, immancabili doni della brace, e gli gnocchi alla norcina arricchiti dall’aroma del tartufo nero estivo, mentre la voce dei sapori del sottobosco si esprimeva nella sinfonia di un piatto di tagliatelle ai funghi porcini, sempre degnamente accompagnati dal pregiato fungo ipogeo, così diffuso nella zona.

In ogni boccone, la passione e la tradizione che animano l’enogastronomia di questa regione risuonava, accompagnando con un’eco persistente il nostro viaggio alla scoperta della fioritura delle lenticchie.

Norcia, il rifiorire di un’Umbria tenace

Ci spostiamo di 30 km per raggiungere Norcia e non si può negare di provare una fitta al cuore di fronte a un’architettura fatta di tiranti antisismici, macerie accatastate e prefabbricati, seppur abbelliti da gerani e chincaglierie per rendere meno dolorosa la vita qui dentro. Una vita che non ha ancora ritrovato il suo naturale assetto, bensì resta ancora precariamente in attesa di soluzioni.

D’un tratto, quello che prima era l’incanto della natura, con la rigogliosa fioritura delle lenticchie e i suoi colori, mostra ora il suo lato più distruttivo e feroce, ma quel rifiorire estivo, ammirato pochi chilometri fa, pare abbia illuminato tutto di una luce nuova. Un bagliore che resta e che ci mostra la tenacia di chi, ahimè, ha imparato a resistere e persistere alle avversità, vivendo questi luoghi come di consueto, ma in costruzioni diverse, che chiamarle “casa” resta una vana illusione.

 

Una stella Michelin ad illuminare la strada verso la rinascita

Nel cuore del borgo, una maestosa struttura spicca tra le case ancora segnate dal sisma e nessun ostacolo si frappone alla nostra curiosità di sbirciare al suo interno, anzi, viene subito intercettata dalla gentile presenza del personale che ci invita a visitare il Relais & Châteaux Palazzo Seneca.

Eretto nel secolo XVI dall’omonima famiglia, inizialmente fu hotel della posta, frequentato quindi dai viandanti che attraversavano a cavallo o in carrozza l’Appennino e che trovavano qui un giaciglio e un piatto caldo; oggi, il palazzo mantiene ancora intatte, al piano terra, le caratteristiche degli ambienti a volte del Cinquecento, con una spettacolare biblioteca antica ad accarezzarci il cuore, con tanto di libreria che nasconde una stanza segreta.

L’entusiasmo della narrazione prende il sopravvento, e quasi ci si scorda di essere contornati da ponteggi e precarietà. Ma non è solo l’aria antica e finemente elegante di Palazzo Seneca a farci respirare una boccata di immenso piacere: dal 2014, una stella Michelin scintilla sul menù del suo ristorante Vespasia, un progetto che nasce da Vincenzo e Federico Bianconi, figli d’arte giunti alla sesta generazione, che hanno toccato con mano l’alta cucina alla corte di Gualtiero Marchesi.

Nel 2016, il terremoto ha dettato un tragico arresto, senza però scoraggiare la tenace famiglia Bianconi. Sul sito leggiamo: “Per valorizzare la nostra identità gastronomica, contribuire al rilancio dell’economia post sisma, ridurre la produzione di rifiuti da imballaggi e l’inquinamento dell’aria generato dal trasporto delle merci, acquisteremo da produttori locali di qualità tutte le materie prime che riusciremo a reperire per realizzare le nostre ricette”.

Un vero peccato non potersi trattenere per gustare i suoi piatti, ma sulla fiducia possiamo dire che si tratta di opere d’arte.

Insomma, il cuore dell’Umbria ha ancora molte ferite aperte, ma che con tanta fatica si stanno rimarginando. Proprio per questo, vi invitiamo a visitarla e a portare con voi una promessa di normalità, che se la meritano proprio.