Prodotti con uva bianca, ma vinificati come i rossi: questi sono gli orange wines, vini arancioni all’italiana, che tanto stanno andando di moda di questi tempi. Eppure non sbagliamo nel catalogarli come un classico rispolverato e rinominato strizzando l’occhio agli amici anglofoni, perché, di fatto, siamo di fronte a un metodo antico, contadino, accantonato con l’avvento di macchinari moderni e performanti, che permettono di eliminare le bucce immediatamente. In Georgia, culla del vino, lo sanno bene e ancora si vinifica il bianco in questa maniera d’antàn, ma se cerchiamo bene possiamo, senza allontanarci troppo, scovare i famosi vini arancioni nelle campagne friulane, venete, emiliane e liguri, dove i contadini fanno sostare il mosto sulle proprie bucce per un tempo più o meno lungo, fino a conferire al nettare degli dèi un colore aranciato, e sapori e colori decisamente atipici per un vino prodotto da uve bianche.
Complesso sia al naso che in bocca, l’orange wine altro non è, quindi, che il risultato di una macerazione sulle bucce, prassi che normalmente spetta al vino rosso. Ma, nella sostanza, la macerazione pellicolare – anche dei bianchi – è una tradizione plurimillenaria, ben distante dal poter essere considerata una novità del settore. Per farla breve, definirli “vini di macerazione” potrebbe bastare, senza ricorrere a fuorvianti neologismi. Perché, se è vero che il vino lo cataloghiamo per colore – bianco o rosso – è anche vero che nel grande mondo dei macerati le cromie sono infinite e spaziano dal giallo oro, passando per l’ambra fino all’arancione.
Senza scomodare il Pantone Color Institute, saltiamo i convenevoli e sediamoci, dunque, a tavola. Sì, perché gli orange wines ben si accompagnano alle cucine di sostanza del nord Italia, dove troneggiano le carni bianche da cortile, l’agnello o il capretto, le affumicature dei vari tagli di carne rossa e le stagionature. C’è chi sostiene che i vini macerati si sposino alla perfezione con la cucina giapponese e con le spezie orientali, come il curry o la curcuma, tipici dei piatti pakistani, indiani e thailandesi, ma a noi resta una ferma convinzione: l’arancione sta bene con tutto ciò che è grasso, affettati, salumi, formaggi stagionati ed erborinati. Insomma, alla dieta ci penseremo poi!