L’arte, in tutte le sue forme e declinazioni, ha un fascino capace di oltrepassare le barriere di spazio e tempo.
Esistono, tuttavia, manifestazioni dell’arte che già a partire dalla loro natura più intima testimoniano il loro carattere eterno ed imperituro.
Ed ecco che frammenti di diverse dimensioni e dei più svariati materiali, dal marmo al vetro fino alla madreperla e all’oro, si trasformano in piccoli elementi che fondendosi insieme danno luogo ad una delle forme d’arte più apprezzate al mondo: il mosaico.
Dai Sumeri ai mosaici di Ravenna
Tra le prime testimonianze di arte figurativa, il mosaico era una tecnica già nota ai Sumeri che lo adoperavano per adornare le loro abitazioni generando singolari geometrie.
Con la diffusione in Grecia, attorno al V-IV sec a.C., il mosaico mostra anche le sue ottime capacità di resistenza e comincia ad essere adoperato per realizzare pavimentazioni con onice e pietre dure.
L’elemento estetico e artistico torna in voga in epoca Romana in cui il mosaico si adatta ai luoghi in cui viene impiegato: le terme si arricchiscono di motivi acquatici, i templi di scene di mitologia e persino nelle palestre l’arte musiva trova spazio attraverso la rappresentazione di atleti.
Il periodo di massimo splendore però va rintracciato in epoca bizantina. Nell’arco di questo periodo, sfarzosi mosaici arricchiscono i luoghi più emblematici delle due città imperiali, Costantinopoli e Ravenna.
Ravenna, da capitale dell’impero a capitale del mosaico
Nel 540 Ravenna venne conquistata dai Bizantini diventando capitale dell’Esarcato d’Italia.
Del resto, la città romagnola godeva di un’ottima posizione geografica che permetteva agili collegamenti con l’Oriente e garantiva, al contempo, protezione grazie alla rete lagunare.
È in questo periodo che fioriscono a Ravenna i monumenti che l’hanno resa celebre e che hanno contribuito a proclamarla Capitale del Mosaico.
La Basilica di San Vitale, il Mausoleo di Galla Placidia, la Basilica di Sant’Apollinare Nuovo, il Battistero Neoniano, la Cappella di Sant’Andrea, il Battistero degli Ariani, il Mausoleo di Teodorico e la Basilica di Sant’Apollinare in Classe sono stati iscritti, nel 1996, all’interno della Lista del Patrimonio dell’Umanità.
Oggi Ravenna continua a custodire e a tramandare, a distanza di secoli, questo immenso patrimonio storico e culturale attraverso la presenza di numerosissimi visitatori stranieri ed italiani ma soprattutto grazie al lavoro di artigiani che portano avanti questa nobile arte.
Annafietta, arte musiva ed impegno sociale
Nel 1998 Anna Finelli trasforma il negozio di antiquariato ereditato dai nonni in una bottega del mosaico. Nasce così il laboratorio Annafietta, dove l’arte bizantina del mosaico trova vita in complementi d’arredo, pezzi d’arte ma anche in oggetti di uso comune.
È proprio Anna a guidarci in un viaggio all’interno del suo mondo in cui storia, arte e passione per la propria città si fondono armonicamente.
Dopo l’età giustinianea, in cui Ravenna visse un periodo di grande splendore artistico – racconta Anna – la città tornò ad uno stato di torpore durato circa 1500 anni. Ai primi del 900 che si assiste ad una situazione di rinnovato fermento dell’arte musiva attraverso il restauro delle più note opere d’arte.
Contestualmente cambia l’impostazione dell’opera e con essa vengono sperimentate nuove soluzioni per riuscire a conservare il mosaico avvicinandosi il più possibile all’impostazione iniziale.
A Ravenna si diffonde il mosaico cosiddetto “artistico” realizzato con pezzetti di vetro irregolari senza stuccatura e nel secondo dopoguerra si affermano due filoni. Uno riproduce attraverso l’arte musiva opere di artisti famosi, l’altro si ricollega al ripristino dei lasciti bizantini.
Gli anni ’80 rappresentano un po’ un’inversione di rotta sia per il mosaico ma anche per Anna che indirizza i suoi studi, prima di archeologia e poi di restauro, verso l’arte musiva
In questi anni, nascono nuove figure di artisti che sviluppano autonomamente un loro linguaggio.
Io ho dato vita al primo laboratorio di Ravenna in cui il cliente, oltre a trovare delle riproduzioni di impronta bizantina, può trovare il mosaico declinato in complementi d’arredo e oggetti d’uso comune.
Ma quali sono gli elementi che rendono l’arte musiva così apprezzata nonostante lo scorrere del tempo?
Per Anna il “quid” è la capacità di realizzare oggetti autentici in grado di rispecchiare i desideri del cliente.
Nella mia bottega – commenta Anna – seguiamo una linea comune. E il lavoro funziona perché riusciamo a mantenere il legame con un’eredità importantissima, pur assecondando il desiderio di autenticità del cliente. Questo aspetto, unito all’ampia varietà di oggetti che realizziamo, ci ha consentito di sopravvivere anche in un momento difficile come quello che stiamo attraversando.

Il legame con le radici e l’amore per la propria città sono stati gli elementi che hanno spinto Anna e altre imprenditrici donne ad aderire al progetto di Linea Rosa “I fiori di Ravenna – Ravenna città amica delle donne”.
Tanti piccoli frammenti colorati hanno dato vita ad altrettanti fiori, lanciando un messaggio forte contro ogni tipo di violenza sulle donne.
E ad Anna che ha fatto del mosaico un inseparabile compagno di vita, chiediamo qual è la creazione alla quale si sente più legata
Naturalmente il pesciolino – risponde – una sorta di “portafortuna” che mi accompagna anche sulla soglia della mia bottega.