Ci sono storie che probabilmente non troverete trascritte in nessun libro ma che riescono comunque a suscitare grande stupore in chi le ascolta generando interesse e curiosità. Quella di Giorgio Gallavotti è unica nel suo genere, essendo lui ideatore e proprietario del primo e unico Museo del Bottone in Italia.
Perché proprio i bottoni? La risposta a questa domanda unisce all’importanza sociale e culturale, un bellissimo ricordo di famiglia che Giorgio non manca di rievocare con orgoglio ed emozione.

Dopo aver lavorato per anni come venditore ambulante mio padre Giacomo Gallavotti, conosciuto a Santarcangelo di Romagna come “Berto ad Zucchi”, decise di ricavare da un importante bazar di inizi ‘900 una merceria.
Qui a partire dal 1929 comincio la sua attività di vendita insieme a mia madre e ad un piccolo, ma curioso, aiutante che già da allora era estremamente affascinato da questi preziosissimi oggetti: i bottoni.
Avevo solo sei anni, ma quelle opere d’arte in stile liberty e art déco stuzzicavano in un modo incredibile la mia fantasia portandomi in luoghi lontani, gli stessi di cui si discuteva a cena ascoltando Radio Londra.
E così, un passo alla volta, Giorgio comincia a collezionare tutti i bottoni che gli passano tra le mani creando dei quadri per catalogarli.
Inizialmente per passione fino a che, nel 1991 partecipa alla Mostra dell’Hobby organizzata nella sala Consiliare del Comune di Santarcangelo suscitando pareri favorevoli e tantissima curiosità tra i visitatori.
A quel punto, incoraggiato dal successo ottenuto, cominciai a pensare che avrei dovuto dare una forma concreta al mio sogno e raccontare la storia della mia famiglia all’interno di uno spazio mio. Con la chiusura della merceria, nel 2002, ho capito che i tempi erano ormai maturi e che il mio progetto doveva essere realizzato.
Nel 2008, con il suo bel carico di storie da raccontare e una mole consistente di bottoni al seguito, Giorgio decide di dare vita al Museo del Bottone, un luogo che ripercorre la storia della società in un viaggio tra ben 15.000 bottoni provenienti da tutto il mondo.
Il mondo dei bottoni può essere diviso in due fasi principali: l’età antica e quella moderna.
Durante la prima i bottoni erano appannaggio esclusivo degli uomini che ne indossavano un numero variabile da 50 a 200, tutti cuciti sulla stessa veste ma soprattutto realizzati con materiali che andavano dal diamante in giù.
È chiaro quindi, che in passato i bottoni fornivano una vera e propria indicazione sullo status sociale di chi li indossava.
A tal proposito, mi pare d’obbligo “scomodare” due personaggi che dei bottoni hanno fatto un mezzo di ostentazione. Luigi XIV era un sovrano “illuminato” in tutti i sensi, basti pensare che su unica veste indossava 816 bottoni in pietre dure e ben 1826 di diamanti!
Francesco I, dal canto suo, per non sfigurare davanti al Sultano decise di riceverlo indossando una veste nera di velluto su cui luccicavano 13.600 bottoni d’oro. Il perché potete ben immaginarlo!
Non solo elemento di unione tra due lembi di stoffa, con l’avvento dell’epoca moderna il bottone comincia a raccontare storie di ogni genere. Si va dall’emancipazione delle donne narrata attraverso gli oggetti che ne hanno segnato le tappe, dal ventaglio alla pochette, fino al bottone haute couture su maiolica blu con un tocco d’oro realizzato da Pablo Picasso per Cocò Chanel.

Trovano spazio anche le vicende di cronaca più attuali dall’attentato al Bataclan fino al Covid-19, la cui molecola è stata impressa su un bottone di forma sferica in vetro.
E a proposito di pandemia, non è bastata neanche quella a fermare Giorgio.
Nei mesi in cui per decreto abbiamo dovuto chiudere il Museo, non volevo e non potevo fermarmi. Per questo, conscio del grande potere dei social media, ho deciso di raccontare la storia dei bottoni sottoforma di brevi video pubblicati a puntate sul profilo Facebook del Museo. Un ottimo modo per tenere allenata la mente e viva la memoria!
Ma quanto lontano può arrivare un bottone? Giorgio ci racconta che può anche raggiungere luoghi lontanissimi e non solo con la fantasia. Ed infatti il Museo del Bottone ospita i bottoni delle polo che Luca Parmitano e Samantha Cristoforetti indossavano a bordo dell’astronave ISS.
Ho visto e ricevuto tantissimi bottoni in vita mia, ma c’è un episodio su tutti che continua ad emozionarmi e riempirmi di orgoglio. Nel 2016, alla soglia dei miei 81 anni, mi ritrovavo a fare spesso lo stesso pensiero. Il 4 gennaio 2017, vedendo la provenienza di una busta consegnatami dal postino, ho lanciato un urlo che avranno sentito fino in Vaticano. Il mio pensiero si era trasformato in realtà, Papa Francesco mi aveva inviato i bottoni del suo abito talare! Una gioia indescrivibile.
Giorgio, oltre a poter vantare un flusso annuo di oltre 40.000 visitatori presso il suo Museo, può fregiarsi di riconoscimenti a livello mondiale.

In Patagonia infatti, nel 2017, gli è stata dedicata una sala all’interno del Museo del Bottone nel primo museo del bottone dell’America Latina, inoltre, il Club più antico di collezionisti di bottoni, che conta 3500 soci in giro per tutto il mondo, gli ha dedicato uno spazio all’interno del libro n.76
Con il suo Museo del Bottone, Giorgio fa parte dell’Associazione Nazionale Piccoli Musei ente in cui rientrano i musei che valorizzano il legame con il territorio e che offrono ai visitatori esperienze originali ed accoglienti.
Alla fine della visita, Giorgio ci ha congedati con un bellissimo omaggio (un bottone ricordo) e un calorosissimo sorriso, concludendo: E scusate se attacco bottone!